Padova, ex Fornace Carotta - via Siracusa
giovedì 20 febbraio 2003 – domenica 23 marzo 2003

L’originale esposizione, articolata in 40 fotografie in bianco e nero, documenta la realizzazione di un laboratorio fotografico, della durata di 150 ore, svolto da Marco Monari per i detetenuti del carcere "Due Palazzi" di Padova. Tale progetto, pensato dall’artista nel 1998, è stato messo in atto nel 2000, grazie all’appoggio della Regione Veneto e dell’A.I.C.S. Onlus.
Le immagini, realizzate in parte dall’autore e in parte dai detenuti stessi, sono l’espressione di un lavoro volto alla socialità e al recupero delle possibili forme di crescita e sviluppo dell’individualità, anche all’interno dell’istituzione carceraria.
Superate le iniziali diffidenze, il corso di fotografia si è rivelato un’importante occasione per avviare un dialogo amichevole capace di dare voce alle singole potenzialità espressive, attraverso l’acquisizione di precise competenze fotografiche. Tra maestro e allievi si è così creata un’intesa che ha consentito di raccontare storie diverse relative al microuniverso carcerario.
Lo scambio di nozioni tecniche da un lato, e una passione sempre più crescente dall’altro, hanno coinvolto i detenuti in momenti speciali di creatività: ogni incontro si è rivelato intenso e fruttuoso, e ha contribuito alla valorizzazione delle singole personalità, mediante la partecipazione ad un progetto concreto.
Tramite la fotografia è nata una sorta di comunicazione alternativa alla parola: i detenuti hanno potuto così, attraverso i loro occhi, ritrarre e raccontare gli avvenimenti e i gesti che scandiscono la loro quotidianità. Le immagini degli esercizi fisici, eseguiti con attrezzi improvvisati, o quelle relative alla preparazione del caffè, vengono accostate alle fotografie che testimoniano invece l’aspetto più sofferto dell’esperienza carceraria, da cui non sempre è facile guardare "oltre il muro" dell’isolamento e dell’emarginazione.
Il progetto di Monari e il messaggio, filtrato attraverso gli scatti di questa mostra, comunicano la volontà di credere nel "recupero" delle singole individualità, che, certamente, passa anche attraverso varie discipline artistiche, come appunto la fotografia, ma anche il teatro, la musica o le altre attività di carattere artistico artigianale, in grado di sviluppare l’acquisizione di tecniche professionali e la consapevolezza di "saper fare" come un’opportunità per guardare al mondo e al futuro in maniera concreta e reale.

Note biografiche.

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