Il rapporto tra uomo e natura, ambiente e industria, quale possibile autobiografia industriale, è uno dei temi più scandagliati da Vidor. È un percorso che si sviluppa intorno e interno ad aree dismesse, non-luoghi in espansione, dove la forza dell’uomo sembra non trovare più una propria dimensione, un motivo d’essere e di esistere.
Quelli del fotografo trevigiano sono paesaggi la cui identità e fisionomia si coniuga efficacemente con i corpi, con altre identità, come sentieri in espansione, quali voluttuose e coinvolgenti emozioni.
Così i corpi, le "trame" di Vidor, risultano essere la rappresentazione di soggetti abbracciati o raccolti in una condizione non solo di tensione ma, anche di passione e libertà.
Trame, quindi, come immagini su cui si focalizza un’attenzione di natura pittorica, che ricorda dipinti di straordinaria fattura come Les Amants (1815-1816) di Theodore Gericault o L’Après Midi d’une faune (1933) di Henri Matisse, sorta di appello alla condizione neoclassica ma, anche, agli affreschi erotici di Pompei o alle decorazioni dei vasi greci.
Ma il viaggio lungo il corpo è anche Mannequin, ovvero una donna allo specchio: identificazione di un corpo, possibile risoluzione di un altro paesaggio, espressione del movimento, dell’azione sistematica entro cui si sviluppano sinestesie.
Trame come "intreccio", complicità, sguardo visivo, soggetto che apre e chiude una relazione, rendendola però viva e dinamica.
Mostra promossa dall’Assessorato alla Cultura - Centro Nazionale di Fotografia, a cura di Enrico Gusella
Mostra a cura di Enrico Gusella
Padova, Galleria Sottopasso della Stua (Largo Europa)
21 ottobre 2000 - 3 dicembre 2000
InformazioniCentro Nazionale di Fotografia
tel. 049 8204543
e-mail: gusellae@comune.padova.it
http://cnf.padovanet.it
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