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Padova Aprile Fotografia 2010
   

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  • Centro nazionale di fotografia
  • Comune di Padova - Settore Servizi istituzionali e Affari generali
  • Palazzo Moroni, via del Municipio 1 (Torre Anziani) - 35122 Padova
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  • Coordinatore
    Enrico Gusella

Bosnia. Fotografie di Bruno Maran e Claudio Olivato


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Padova, Cortile Pensile di Palazzo Moroni
mercoledì 7 dicembre 2005 – sabato 28 gennaio 2006

Prorogata, nel Cortile Pensile di Palazzo Moroni, fino al prossimo 28 gennaio la mostra "Bosnia. Fotografie di Bruno Maran e Claudio Olivato". E proprio nella giornata di sabato 28 avrà luogo all’Ex Fornace Carotta (piazza Napoli 38) il convegno "Balcani: Cuore dell’Europa. Srebrenica…Dayton. Memoria, giustizia, riconciliazione", a cui parteciperanno: Flavio Zanonato (Sindaco di Padova), Francesco Bicciato (Assessore per la Cooperazione Internazionale del Comune di Padova), Tanja Sekulic (Ricercatrice alla Facoltà di Scienze della Formazione, Università di Milano – Bicocca), Ennio Remondino (Giornalista Inviato Esteri RAI), Giacomo Scotti (Giornalista e scrittore di Rijeka/Fiume), Ljubica Markovic (Direttrice dell’Agenzia BETA di Belgrado), Rada Zarkovic (Direttrice della Cooperative "Insieme" di Bratunac-Bosnia), Melita Richter Malabotta (Sociologa alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Trieste), Michele Nardelli ("Osservatorio sui Balcani" e Ufficio di Presidenza del Consorzio Italiano di Solidarietà), Paolo Tamiazzo (Associazione per la Pace).
La rassegna fotografica, promossa, in occasione della Dichiarazione dei Diritti Umani, dall’Assessorato alla Cooperazione Internazionale e Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo - Centro Nazionale di Fotografia, presenta due fotografi padovani che ripercorrono gli episodi più significativi del devastante conflitto in Bosnia, attraverso l’assedio di Sarajevo e le successive fasi di ricostruzione dei territori oggetto del conflitto.
Così, a distanza di dieci anni dalla fine della guerra, le fotografie di Bruno Maran testimoniano non solo la ricostruzione di un paese ma, anche, la normalità ritrovata nei luoghi che un tempo furono teatro di scontri armati. Mostar, Sarajevo e Srebrenica sono le tappe del percorso che rievoca la recente storia di questi territori. Nella città di Mostar, dove forte è la percezione di una guerra appena terminata, oltre ai diecimila morti, gli inutili scontri interetnici hanno sancito la definitiva divisione della città in due parti: una croata, l’altra musulmana. Il percorso di Maran prosegue a Sarajevo, dove moschee, chiese e sinagoghe quasi si toccano tra loro e gli immensi bianchi cimiteri, angoscianti per la ripetizione delle date di morte, oggi inseriti nella vita quotidiana della città, sono il simbolo di un’aggressione feroce e indiscriminata che non rispettava nemmeno i morti. Ma il viaggio in Bosnia comprende ancora una tappa difficile: Srebrenica, città simbolo del martirio dei musulmani, è l’ultima tappa del viaggio di Bruno Maran, in cui passato e presente, drammaticità e quotidianità convivono e si confondono, tanto nel cartellone pubblicitario di jeans che raffigura quelli indossati da una vittima del genocidio o in fatiscenti palazzi bombardati che si affiancano a moderni centri commerciali, in una sorta di contaminazione dei costumi occidentali e musulmani. Anche così l’indagine del fotografo si sofferma sulle difficoltà di integrazione delle varie etnie, su contraddizioni e complessità di una realtà da ricucire.
Nel reportage di Claudio Olivato, che si sviluppa nel corso di otto anni (1992 – 2000), si assiste - come ricorda Enrico Gusella - "a momenti e fasi salienti delle vicende che hanno caratterizzato un conflitto, nel quale sono documentati non solo i tanti aspetti drammatici ma anche i solchi profondi rimasti sul corpo e sul terreno, nelle città e nell’animo. I frammenti di un dolore, delle sofferenze, vivono così nella serie di sequenze fotografiche del fotoreporter padovano: una madre, valigia alla mano, con il proprio figlio lungo la strada per Bosanski Brod, che si accinge ad attraversare il ponte sulla Sava per passare in Croazia, o a Sjekovac, zona di confine tra la Bosnia e la Croazia, dove un gruppo di militari croato – musulmani su di un trattore si stanno ritirando dall’ultima avanzata dei serbi. A Mostar sono, invece, i cumuli di macerie, un morto sulla strada, e lo "Stari most" ovvero il ponte vecchio distrutto, e a Jablanica alcuni bambini che attendono lungo la strada aiuti e viveri dal campo UNPROFOR del contingente spagnolo. Ancora a Sarajevo, solo tra i ruderi, dentro lo scheletro metallico di una sedia, nella sala di lettura della Biblioteca Nazionale, un bambino che canta il suo "grido", la sua richiesta di aiuto. "Pazi snajper": attenti ai cecchini. Recita così la grande scritta che accompagna il cammino di un uomo che, in bilico e con timore, si accinge ad attraversare la strada. Ma via via, nelle strade, nella città e nelle case si tenta di ristabilire una sorta di normalità, si cerca di ritrovare la speranza, la gioia di vivere. Sono così due anziani che in una situazione di fortuna giocano a scacchi; come Vedran Smajlović, violoncellista della Filarmonica mentre suona in un vagone distrutto della stazione centrale di Sarajevo. Sono segnali di vita oltre il dolore e le sofferenze." Segni dentro cui ricostruire il futuro, per il quale le fotografie di Bruno Maran e Claudio Olivato sono fonte di energie, messaggi autentici in grado di dare un senso alla vita delle persone.

biografie

Bruno Maran nasce a Padova dove vive e lavora. Inizia a fotografare nel 1969, collaborando con agenzie fotografiche specializzate nell’automobilismo sportivo. Si è occupato di pubblicità. Dopo anni di lontananza è tornato alla pratica fotografica da cui nasce la raccolta Riflessi. Attualmente si occupa di reportage e fotografia sociale. Dal 2001 è fotoreporter dell’agenzia Stampa Alternativa. Nel 2004 fonda con altri fotografi il Gruppo Controluce. Tra le mostre personali nel 2005: "FotArt - 6° Sant’Urbano nella Natura"; nel 2004 "Cromatismi – non vi è nulla di più astratto della realtà", PhotoVideoMarket Gallery, Mestre (VE); "Cromatismi" – Miramare, m’Arte, arte e design, Verona; nel 2003 "Pescatori del Kerala - tra passato e presente", Trivandrum, India; nel 2002 "Tracc(i)e di vita", Circolo fotografico PH - Padova.


Claudio Olivato nasce a Padova nel 1953. Dal 1985 al 1989, collabora come fotografo con il quotidiano "Il Gazzettino". Fotoreporter free-lance, da tredici anni presta particolare attenzione agli eventi internazionali, con reportages su temi e avvenimenti sociali. Nel 1990 è in Romania durante e dopo la caduta del regime di Ceausescu. In seguito realizza alcuni servizi in Albania e nella ex Jugoslavia, dove segue le guerre in Croazia, Macedonia, Serbia e soprattutto in Bosnia Erzegovina e a Sarajevo dove è costantemente presente sia durante il conflitto, che nei primi anni del dopo guerra e nel corso della ricostruzione dei territori distrutti. Del 1997 sono i servizi in India, in Tagikistan e Afghanistan dove documenta la vita delle popolazioni del nord in guerra contro i Talebani. Tra il 1998 e il 2000 è di frequente in Kosovo dove documenta la repressione di Milosevic e le conseguenze della guerra con la NATO. Nel 2000 inizia la collaborazione alla produzione del film "Inviati speciali" nella Republika Srspka di Bosnia. Dal dicembre 2001 a gennaio 2002 realizza servizi da Israele e dalla Palestina.

Mostra promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo – Centro Nazionale di Fotografia di Padova


Mostra a cura di Enrico Gusella
Cortile Pensile di Palazzo Moroni
7 dicembre 2005 - 28 gennaio 2005

Informazioni



Centro Nazionale di Fotografia
Tel 049 8721598 / 049 8722531
e-mail:gusellae@comune.padova.it
http://cnf.padovanet.it




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A cura di:
Enrico Gusella

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[ ultimo aggiornamento: 02-08-2021 ]